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Addestrare ed
Educare il nostro Amico Iniziamo con lo spiegare che “educare” ed “addestrare” il cane non sono due sinonimi. Educare un cane significa capire il suo linguaggio, le sue necessità ed insegnargli qual è il nostro linguaggio e le nostre necessità; significa stringere con lui un rapporto di fiducia reciproca, di rispetto e di collaborazione per fa sì che lui aderisca alle nostre richieste (comandi) senza percepirle come una costrizione. Addestrare, invece, significa insegnare al cane una disciplina cinofilo - sportiva o un “lavoro” a cui è particolarmente portato per retaggio di razza o per attitudine individuale. Non può MAI essere affrontato un percorso di addestramento se non lo si fa precedere da un buon corso di educazione . Vale la pena di ricordare che per educare o addestrare il cane non è sufficiente applicare i metodi educativi appresi da varie fonti questa compresa, si deve tentare di interpretare i suoi pensieri, si devono individuare le ragioni dei suoi comportamenti, si deve imparare il suo linguaggio nel totale rispetto della sua natura semplice ed elementare. Se vogliamo quindi ottenere dei veri risultati dobbiamo affidarci ad un buon professionista che applichi metodologie NON COERCITIVE (quindi niente collari a strozzo, a punte, elettrici o simili; niente urla o tanto meno percosse, ma gioco, rinforzo “positivo” e punizione “negativa”), perché l’educazione - fai - da - te può nascondere degli errori di impostazione che generano l’effetto contrario di quello desiderato. Noi, in buona fede, possiamo commettere molti errori che un professionista può correggere, tanto che un buon educatore, per lavorare con i propri cani, si fa seguire da un collega! Educazione Sono i rudimenti del vivere inserito nella società civile umana. I cani non sono in grado di discriminare ciò che è giusto o sbagliato, il loro comportamento è molto legato all'istinto ed alla conservazione della specie, le regole della società degli uomini non rientrano nella loro sfera di comprensione. Per questo motivo dobbiamo fare in modo che nella mente del cane, specialmente se si tratta di un cucciolo, ma anche nel cane adottato da adulto, si crei la convinzione che noi siamo i “detentori” di tutti i beni che costituiscono una risposta alle sue necessità istintive. Tali necessità sono essenzialmente quattro: 1) il contatto sociale (le nostre coccole) 2) la caccia (due palline da inseguire come fossero prede) 3) il “ruolo” (uno straccio annodato o una corda per fare il tira - e - molla) 4) il cibo (dei bocconcini prelibati) Collocando ciascuna di queste necessità su un petalo, abbiamo formato un QUADRIFOGLIO di simboli che, usati all’inizio delle sessioni di lavoro, invoglieranno il nostro amico a concentrarsi su di noi e ad accontentare le nostre richieste. Inoltre, questa immagine mentale rafforzerà il legame con lui e creerà i presupposti perché ci sia collaborazione con noi. E’ importante sottolineare che il cane non ha il concetto di “giusto” – “sbagliato”, quindi se il nostro cane compie un’azione che non gradiamo, non è lui che ha sbagliato (Il mio cane mi rompe tutto perché vuol farmi dispetto!!!! Questa è davvero una grossa sciocchezza), ma siamo noi che sbagliamo! Il cane, spesso, compie azioni che ci segnalano un suo disagio, una sua richiesta d’attenzione, o semplicemente sono un fraintendimento di un nostro comando dato in modo errato, in modo da disorientarlo. Quindi prima di punire lui, guardiamoci allo specchio e chiediamoci dove abbiamo sbagliato noi! (Il mio cane è un “Angelo”!!!!!!!). Per quello che riguarda l’esecuzione e l’insegnamento dei singoli esercizi, non è il caso di dilungarci troppo su questa pagina. Per chi fosse interessato a suggerimenti specifici, nell’apposita sezione del forum Wanilagu, l’esperta cinofila, risponderà ad ogni domanda, dubbio o necessità. Qui, invece, è il caso di parlare di leadership. Il cane è il diretto discendente del lupo e come il suo progenitore è un animale sociale, che dà senso alla sua esistenza vivendo in “branchi” organizzati gerarchicamente. E’ evidente che per il canis familiaris altro non è che la nostra famiglia e al suo interno il soggetto Alpha, il capo-branco, il leader siamo noi! Nella scala gerarchica il cane deve sempre occupare l’ultimo posto, non perché sia meno importante degli altri membri del gruppo, ma perché deve essere messo nelle condizioni di NON comandare su nessuno! E’ evidente il motivo posto alla base di questo concetto: nel caso in cui il cane si sentisse superiore di rango a qualcuno, non solo non osserverebbe i comandi di quella persona, ma potrebbe anche “ribellarsi” a lei, nel solo modo che il cane conosce per esprimere la sua ribellione: MORDENDO!!! Per essere dei buoni leader non dobbiamo imporci al cane con la forza fisica: in uno scontro fisico, l’uomo ha tutto da perdere (una donna di 50 kg. che voglia confrontarsi con un rottweiler di 70 kg. non potrebbe di sicuro avere la meglio!), ma essere “carismatici”. Dote principale di un buon leader è la coerenza. E’ fondamentale, per il cane, avere delle regole precise a cui attenersi. Se una cosa non è permessa oggi non dovrà essere MAI permessa da NESSUN familiare, e viceversa. Detto questo, esaminiamo quali sono. Le regole d'oro del buon leader: 1) Il capo-branco mangia per primo 2) Il capo-branco passa per primo da porte, cancelli e passaggi stretti 3) Il capo-branco dorme in posti rialzati rispetto al cane (letto, divano e poltrona) 4) Il capo-branco ha l’iniziativa per il gioco, la passeggiata e ogni altra attività del branco 5) Il capo-branco difende il territorio 6) Il capo-branco difende il branco 7) Il capo-branco toglie il cane da situazioni per lui di disagio Vediamo singolarmente il significato di queste regole e cerchiamo di approfondirne il significato. Regola numero 1. Nei branchi di lupi sono i soggetti (maschio e femmina) dominanti che hanno per primi il diritto di nutrirsi. Sono loro che devono avere la forza fisica necessaria a proteggere il branco, a perpetuare la specie, a cacciare, a difendere il territorio. Mangiare per primi, quindi, significa essere di “rango” superiore. E’ utile, per sottolineare con il nostro cane questo concetto, dargli proprio l’impressione di “lasciargli i nostri resti”. Basta mettere sulla nostra tavola la sua ciotola pronta con la sua pappa. Dopo aver consumato il nostro pranzo (o la cena) con la ciotola in mano gli facciamo vedere che stiamo mangiando (basta sollevare un po’ di cibo e fingere di portarlo alla bocca mimando la masticazione per due o tre volte), poi gli diamo la ciotola con il semplice comando “mangia”, oppure “pappa”. Una piccola osservazione. E’ molto importante che il nostro cane sia abituato anche a lasciare il suo cibo, su cui spesso sviluppa una forte possessività, nel momento in cui noi glielo chiediamo. Sembra un po’ crudele, ma è bene, qualche volta, a metà pasto, togliergli improvvisamente la ciotola e di nuovo fingere di mangiare noi, per poi ridargliela. Il perché di questo comportamento è presto spiegato. Nel momento in cui in casa ci dovesse essere un bimbo piccolo, che non si rende conto che portar via la pappa al cane può costituire un pericolo, noi avremo un animale già abituato a farsi mettere le mani nella pappa, e a farsi, comunque, “disturbare” durante il pasto ed eviteremo situazioni di sicuro pericolo. Regola numero 2. Abbiamo detto che sono i soggetti dominanti, nel branco di lupi, che proteggono il branco. Passare per primo da una porta, per il cane, significa: “Se là fuori c’è un pericolo, io sono in grado di difenderti e salvarti!” E in effetti è proprio così. Pensiamo a quando, attraversando la strada, dobbiamo passare tra due macchine parcheggiate. Se tra le auto sbuca prima il cane, l’automobilista che sopraggiunge quasi certamente non lo vede perché il cane è più basso del suo automezzo e…. non oso pensare all’epilogo! Se invece siamo davanti noi, il guidatore di certo ci vede e se anche non si ferma lui, ci fermeremo noi evitando l’incidente! Regola numero 3. Il lupo alpha dorme in posizione rialzata rispetto al suo branco. Questo gli dà modo di tenere sotto controllo tutto il territorio e di difendere, eventualmente, il branco. Le posizioni alte o di passaggio (un corridoio da cui tenere d’occhio tutta la casa ed in particolare la porta d’ingresso) sono appannaggio del Leader. Inoltre lo stare accanto all’uomo, ma non nello stesso posto, è segno di rispetto reciproco: il letto è la MIA cuccia, non la TUA! Io ti lascio il tuo spazio personale e tu mi lasci il mio. Regola numero 4. Visto che è il capo-branco che SA quando - fare - cosa, è sempre lui che deve prendere l’iniziativa . Se il nostro cane viene a portarci la pallina per giocare, dovremo ignorarlo almeno finché lui non desiste e si allontana. In quel momento lo chiameremo per giocare. Così per dormire, per andare a passeggio, o per qualsiasi altra attività quotidiana. I cuccioli di lupo troppo insistenti nel volere le attenzioni di mamma lupa, ricevono un sonoro ringhione dalla femmina! Questo atteggiamento è molto utile per far capire al piccolo che gli adulti devono essere rispettati! Regola numero 5. Capita spesso di sentire lamentele da parte dei vicini di casa che sostengono che passando davanti alla nostra porta hanno l’impressione che all’interno ci sia un leone: abbai, latrati, ringhi, un inferno. Il nostro cane si sente capo-branco e difende il suo territorio. Oppure ogni volta che ci viene a trovare qualcuno siamo costretti a chiudere il cane in una stanza perché ringhia a tutti i nostri amici. Anche in questo caso, oltre ad un problema di corretta socializzazione, c’è un problema di territorialità. Fin da subito dovremo fargli capire che se un “estraneo” è ben accetto a noi, anche lui lo dovrà accettare e che siamo noi a difendere, eventualmente, il territorio. Regola numero 6. Più o meno è la stessa cosa che accade per il cane che difende il territorio, in questo caso il cane si sente in dovere di difendere il proprio branco. Nessuno ci si può avvicinare, perché lui ringhia e cerca di mordere. Anche in questo caso, oltre alla scarsa socializzazione nell’età “infantile”, c’è un problema di leadership e sarà necessario dargli l’opportuna serenità in presenza di estranei che si avvicinano a noi. Regola numero 7. Il buon leader è anche quello che ti toglie dai guai! Potrebbe capitare che il cane si trovi ad affrontare situazioni che lo mettono a disagio. Tanto per fare un esempio pratico, poniamo di andare con il nostro cane alla festa del paese. All’improvviso la banda attacca a suonare, ma il nostro cane non l’ha mai sentita prima e il frastuono lo spaventa. E’ molto sciocco sgridarlo o costringerlo a stare in quel posto, quindi, da bravi “capi”, senza rivolgerci a lui (per non rinforzare la sua paura) e con ESTREMA calma (per non fargli pensare che per risolvere una situazione simile sia giusto scappare), ci allontaneremo quanto basta a farlo sentire di nuovo sereno e tranquillo. A quel punto gli potremo dare una carezza che gli confermerà che siamo in grado di capire le sue esigenze ed essergli di aiuto nel momento opportuno. Addestramento Una volta raggiunta una buona leadership e un buon controllo del nostro cane, possiamo dedicarci ad una disciplina cinofilo - sportiva, che sarà divertente e appassionante sia per noi che per lui, ci darà modo di intensificare il nostro legame e dar modo all’animale di sfogare le sue energie. Ovviamente ogni cane ha delle particolarità dovute alla sua razza e delle attitudini individuali che potranno farci propendere per una disciplina piuttosto che per un’altra. E’ chiaro che un border collie non sarà molto adatto a fare Ubbidienza e Difesa, disciplina in cui eccellono pastori tedeschi, boxer, malinois, ecc., così come non sarà il caso di fare agility con un bull-dog, che per la sua conformazione fisica non è certo adatto a correre in modo sfrenato superando ostacoli di vario tipo. Le discipline sportive, riconosciute anche dall’Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI), sono diverse. Vanno dalle prove di caccia (seguita, traccia, riporto, tana, ecc. a secondo della razza cui sono riservate), alle prove di corsa per levrieri, ubbidienza e difesa, obedience, rally-obedience, agility, mondioring, sheep-dog. Ciascuna di queste discipline è regolata da un “disciplinare” che viene reso ufficiale dall’ENCI e variato ogni volta che la FCI (Fédération Cynologique Internationale) lo richieda. Tale disciplinare indica il tipo di esercizi, la sequenza di esecuzione, il tipo di attrezzi da impiegare e le loro dimensioni/misure da superare durante le gare che consentono di conseguire il brevetto per quella disciplina. In ciascuna disciplina sono previsti diversi livelli di abilità: esordienti (o debuttanti), e 3 livelli successivi. Sarebbe troppo dispersivo soffermarsi a parlare di ciascuna di queste attività, il nostro educatore ci potrà indirizzare sulla scelta, conoscendo il nostro cane per averci seguito durante il corso di educazione. E per qualsiasi curiosità o domanda, Wanilagu risponderà sul nostro forum. Rossella Bonfiglioli Esperta Cinofila © 2009-2011 |
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